Kulkusneak si
avviò claudicante lungo lo splendido corridoio che conduceva al Salone della
Tigre. Rari oggetti d'arte e pietre preziose che avrebbero fatto la gloria di
ogni ladro degno del suo mestiere, facevano bella mostra di sè in teche di
cristallo e piedistalli di marmo intarsiato. Ogni trenta metri due massicce
guardie hobgoblin in scintillanti armature di piastre incrociavano le loro lance
con sguardo fiero e risoluto, come se avessero dovuto affrontare da un momento
all'altro un pericolo indicibile.
Il palazzo da mille e una notte del maragià Raksha Ghand sorgeva nel mezzo di
una folta giungla e le sue cinque torri, bianche e splendenti come l'avorio, si
slanciavano maestose verso la volta celeste. La cupola d'oro di quella centrale
sovrastava le altre di oltre venti metri e recava sulla sua cima il vessillo del
Regno di Rakshajma, una tigre a fauci spalancate sormontata da una scimitarra
con un enorme diamante incastonato nell'elsa.
"Ssperiamo che il principe sia di buon umore sstamani",
mormorò lo stregone mentre varcava l'ampia arcata in oro bianco del Salone
della Tigre. Le ultime notizie che il viscido consigliere recava non erano però
delle migliori. L'invasione di alcune tribù orchesche ai margini del regno
stava raggiungendo dimensioni preoccupanti e minacciava le comunità più
lontane, alcune delle quali erano già state pesantemente razziate.
Raksha Ghand sedeva come sempre sul suo trono d'avorio, fumando oppio da una
pipa di legno pregiato e accarezzando con aria assente Fiele, il giovane drago
verde sdraiato ai suoi piedi. Due splendide fanciulle riverse su un lussuoso
letto di cuscini giacevano senza vita in un lago di sangue. I segni degli
artigli sui loro corpi nudi erano fin troppo eloquenti. Lo sguardo di Kulkusneak
si soffermò sulla scena per qualche secondo:
"Il maragià si è divertito anche ieri notte",
pensò con celata noncuranza. Poi un veloce battito d'ali alle sue spalle gli
fece istintivamente abbassare la testa; Bile, l'altro cucciolo di drago verde,
atterrò vicino al trono e iniziò a strofinarsi al suo padrone come un gattino
in cerca di coccole.
Inchinandosi al suo cospetto lo stregone coboldo si rivolse al distratto maragià:
"Buongiorno o eccellentisssimo…".
Pur temendo la collera del principe la sua voce era calma e saudente come
sempre.
"Che novità mi porti Kulkusneak?",
chiese con lo sguardo velato dalla droga di cui oramai abusava. Lo stregone
proseguì:
"Purtroppo mio ssignore gli attacchi degli orchi si
sono intenssificati e le nostre spie riferisscono che con loro si è alleata anche Kalì I'kyal, la Regina Aracne della Giungla Oscura. Una delegazione della tribù
Occhio di Gruumssh sta per incontrarsi con lei per ufficializzare l'alleanza".
A queste parole Raksha Ghand andò su tutte le furie e la sua vera natura
esplose davanti al povero consigliere. Il suo voltò, reso umano grazie alla
magia, tornò quello di una tigre, rivelando la razza rakshasa del maragià.
"Penserò a sistemare gli invasori e Kalì I'kyal
personalmente!", ruggì il principe.
"Kulkusneak, piccolo essere insignificante, chiama gli
eunuchi più forti del mio harem e allerta la mia guardia. Partiamo
immediatamente alla volta della Giungla Oscura!".
Su tale reazione affrettata il consigliere avrebbe avuto molte cose da ridire,
ma preferì non irritare ulteriormente il maragià con inutili quanto pericolosi
tentativi di dissuasione…
La piccola spedizione di guerra si mosse su veloci e sgargianti tappeti volanti.
Kulkusneak sedeva su quello di testa insieme a Raksha Ghand, mentre i draghi
verdi volavano sicuri una decina di metri più in alto. La Giungla Oscura venne
raggiunta la sera stessa, appena in tempo per intercettare gli orchi della tribù
Occhio di Gruumsh di ritorno dalla loro missione...
Lo scontro sembrò subito impari. Sotto il comando di un temibile orco privato
di un occhio e di un tirannico sergente, gli orchi si sparpagliarono per non
fornire un facile bersaglio ma Fiele e Bile ne fecero ugualmente strage con i
loro micidiali soffi di acido puro. L'euforico comandante venne costretto alla
fuga dai precisi colpi di uno degli eunuchi e stessa sorte sarebbe toccata di lì
a poco anche al sergente. Intanto però Kalì I'kyal intervenne in difesa dei
suoi nuovi alleati…
Mai vendere la pelle dell'orso prima di averlo ucciso. Dopo Fiele e Bile anche
l'ultimo eunuco crollò a terra in una nuvola di polvere. Tutto era ormai
perduto. La Regina Aracne, immune a qualsiasi attacco fisico, avanzò con la
frusta di sinuosi serpenti pronta a colpire ancora e Raksha Ghand esitò
indietreggiando. Al suo fianco Kulkusneak, stranamente calmo, sembrava non avere
più risorse da opporre al nemico, o forse la sua era solo rassegnazione.
L'orgoglioso maragià avrebbe venduta cara la pelle e così doveva fare anche il
suo consigliere, ma quando incrociò lo sguardo dello stregone si rese conto
troppo tardi di essere stato tradito.
"Vede mio ssignore a volte gli esseri più
inssignificanti posssono essere anche i più pericolossi",
disse con un perfido sorriso Kulkusneak. La frusta di Kalì I'kyal calò
inesorabile sul superbo maragià...
Da quel giorno Kulkusneak serve la Regina Aracne, meglio conosciuta come Lolth, in uno dei suoi numerosi templi sotterranei...